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Roma, 22 novembre 2024

Estinzione del processo per omesso o parziale versamento del contributo unificato: la Costituzione non conosce compromessi


Un articolo pubblicato sul quotidiano Il Dubbio di ieri 21 novembre 2024, dal titolo «Contributo unificato come “barriera” alla giustizia: ora la maggioranza media», recita in apertura: “Ci sarebbe una soluzione. Basata su un ragionevole compromesso.”


Non è chiaro se l’aggettivo “ragionevole” esprima la visione della testata o di qualche esponente del Governo per giustificare il “compromesso” da esso proposto, ciò che è certo è che il provvedimento del cosiddetto "blocca-processi", incluso nella legge di Bilancio, continua a sollevare gravi dubbi sia di opportunità che di legittimità costituzionale e la nuova proposta avanzata dal Governo – oggi orientata verso l’obbligatorietà di solo un anticipo "relativamente contenuto" del Contributo Unificato – non elimina il problema ma lo sposta.


Tale soluzione, al pari di quella originariamente prevista (consistente nell’obbligo di versamento integrale del Contributo), non appare affatto “ragionevole”, in quanto non eliminerebbe in alcun modo il problema delle disparità tra i cittadini, anzi, al contrario, continuerebbe a rappresentare un ostacolo insormontabile per una fascia consistente di essi, in particolare coloro i quali, pur non rientrando formalmente nei parametri per accedere al beneficio del Patrocinio a Spese dello Stato, si trovano in condizioni economiche precarie tali da scoraggiare o rendere impraticabile il ricorso alla Giustizia.


Come sottolineato dalla Presidente Elisa Demma durante l’audizione presso le commissioni Bilancio di Camera e Senato tenutasi il 4 novembre u.s., l’adozione di un simile provvedimento, in qualunque forma, rappresenterebbe una soluzione certamente rapida ma senz'altro poco efficace per ridurre il carico giudiziario. Subordinare l’accesso alla giustizia a un adempimento fiscale, infatti, non solo potrebbe violare i principi costituzionali, ma, ancor più, si configurerebbe come un intervento miope, incapace di affrontare strutturalmente i problemi della Giustizia civile.


Appare quindi opportuno ribadire che la compressione dei diritti dei cittadini non può essere lo strumento più idoneo a risolvere le inefficienze del sistema giudiziario ma, al contrario, occorre investire in risorse, personale, digitalizzazione e riforme procedurali realmente orientate a una maggiore efficienza. Al contrario, l’idea di subordinare il proseguimento di un’azione civile al pagamento del contributo unificato – seppur in forma parziale –, oltre a minare il principio di uguaglianza sancito dall’articolo 3 della Costituzione creerebbe una barriera economica che seleziona i cittadini in base al reddito, rischiando di ledere principi fondamentali sanciti dalla nostra Carta fondamentale che garantisce il diritto di ogni cittadino all’accesso alla giustizia, prerogativa la quale non può e non deve essere riservata a chi possiede mezzi economici sufficienti per fronteggiare i costi anticipati.


Se davvero il Governo intende perseguire una riforma equa ed efficace della giustizia civile occorre abbandonare ogni ipotesi di barriere economiche dirette o indirette al diritto di difesa, in quanto l’adozione di un provvedimento “blocca-processi”, in qualunque forma, costituirebbe un rischio gravissimo per la tenuta democratica e il rispetto dei diritti costituzionali.


La Presidente Demma assicura: “L’accesso alla giustizia non può e non deve essere trattato come una questione di bilancio. Non accetteremo alcun compromesso e respingeremo con fermezza ogni provvedimento che trasformi “tassa di accesso”, anche parziale, in una condizione di procedibilità.”


Avv. Dario Tornese

Responsabile Comunicazione Movimento Forense



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