Movimento Forense, già nel mese di aprile u.s., aveva segnalato con preoccupazione il deciso aumento dei suicidi in carcere. Purtroppo tale preoccupazione è rimasta una voce solitaria ed i suicidi continuano ad aumentare - l’ultimo nella giornata di ieri - senza che si sia intervenuti per bloccare questa triste escalation. Seppur l’ordinamento penitenziario preveda che l’istituto regolamentato debba essere conforme ad umanità e debba assicurare il rispetto della dignità della persona, il tutto nell’ottica del reiserimento sociale del detenuto, tutto ciò di fatto non avviene e si deve prendere atto che non potrà realizzarsi in un contesto oramai patologicamente cronico Le strutture carcerarie italiane risultano obsolete, sovraffollate, insalubri; in esse si concretizza la totale inumanità in contrasto con i principi su cui si fonda proprio l’ordinamento penitenziario italiano. Tutto questo conduce ad una triste verità: le carceri italiane sono carceri da terzo mondo, dove invece di perseguire il fine educativo/rieducativo della pena in realtà si persegue esattamente l’opposto; dove viene quotidianamente negato il diritto alla salute; dove il detenuto viene abbandonato senza un adeguato supporto socio-sanitario che spesso provoca il gesto estremo del suicidio. Tutte queste tristi evidenze hanno trovato, purtroppo, pubblica conferma nel ‘VIAGGIO DELLA SPERANZA’ che Movimento Forense (Dipartimento Carceri), con l’Osservatorio Carceri dell’UCPI e con Nessuno tocchi Caino, ha tenuto presso gli Istituti penitenziari campani, maturando contezza di una realtà che si sperava potesse essere solo romanziera. Ad oggi, in soli cinque mesi, il dato drammatico su cui riflettere è dato dalla circostanza che ben ventisei detenuti hanno “optato” per togliersi la vita, preferendo la morte a una vita disumana e senza prospettive in carcere. A ciò si aggiunge il silenzio delle istituzioni nazionali e degli organi di stampa che sorvolano su questa grave situazione. In un paese democratico, che fa parte delle grandi potenze mondiali, tale situazione è divenuta inaccettabile. Il Movimento Forense crede che sia arrivato il momento di cambiare il passo e percorrere la giusta strada ove sono effettivamente rispettati i principi dell’ordinamento penitenziario. Per questo, richiamando sempre il contenuto della Mozione n. 19 ( poi convertita nella Raccomandazione n. 19), “riforma sistema penitenziario – spes contra spem” depositata in occasione dell’Ultimo Congresso nazionale Forense, formula istanza di audizione presso l’Organismo Congressuale Forense, il Consiglio Nazionale Forense, il Ministero della Giustizia e quello della Salute, per aprire un tavolo di confronto ove poter discutere e denunziare assieme una realtà che oramai ha fatto assumere alla giustizia penitenziaria un volto inumano. Roma, 30 maggio 2023.
I presidenti f.f. del Movimento Forense – Avv. Alberto Vigani e Avv. Elisa Demma
Il Responsabile del Dipartimento Carceri – Avv. Alessandro Gargiulo
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