Sul caso della famiglia nel bosco
- Movimento Forense
- 26 nov
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Il caso dei “bambini nel bosco” sta alimentando un’ondata di commenti e giudizi affrettati.
Come avvocata che si occupa di diritto di famiglia voglio ricordare una cosa semplice: i processi si fanno nelle aule di giustizia, leggendo gli atti e conoscendo i fatti.
Ogni storia familiare porta con sé dolore, fragilità, contraddizioni. Ma proprio per questo chi opera nel diritto non può trasformare la propria funzione in un giudizio morale. Il nostro compito non è morale: è giuridico.
Dobbiamo restare laici, rigorosi, ancorati alla legge.
Chiederci cosa sia “giusto” o “sbagliato”, senza leggere il fascicolo, rischia di diventare arbitrio.
Il diritto di famiglia è diritto vivente, cambia ogni giorno, ci sfida ogni giorno. E proprio per questo deve restare dentro i confini delle norme, delle garanzie e delle evidenze istruttorie.
Per capire davvero questo caso servono le relazioni complete, non i titoli dei giornali.
Un fatto così colpisce cuore e stomaco, ma si giudica solo conoscendo.
Il magistrato si è trovato davanti a una situazione complessa: una casa senza luce né servizi, minori fuori dal percorso scolastico, condizioni che emergono chiaramente solo dagli atti.
Ricordiamoci il nostro ruolo: custodire la legge, non sostituirla con emozioni e opinioni.
Alessandra Maniscalco Basile
Resp. Dipartimento Diritto di Famiglia – MF



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