top of page

Il carcere non è la Mecca.

Il Movimento Forense con il suo Dipartimento Carceri, a mezzo stampa, ha avuto notizia di dichiarazioni, prive di senso istituzionale, rilasciate da un esponente del Ministero della Giustizia e relative "al detenuto che ormai sarebbe visitato così come i fedeli vanno alla Mecca".

Premesso che già il riferimento religioso è inappropriato e fuori contesto, resta il fatto che quando andiamo in carcere non siamo alla ricerca di un totem, bensì siamo a testimoniare e portare una parola di speranza.

Ad agosto, senza particolari clamori, siamo stati ad Ariano Irpino (dove abbiamo assistito a ben due tentativi di suicidio), a Trapani, a Catanzaro, a Torino (dove abbiamo riscontrato una situazione decisamente preoccupante e dove per la prima volta ci è stato ‘impedito’ ovvero sconsigliato di andare in alcune sezioni), a Padova, andremo a Locri e a Termini Imerese; non siamo soli quando andiamo in carcere, entriamo insieme ai Nostri colleghi di Nessuno tocchi Caino e delle Camere Penali e spesso, grazie all’impulso originario partito da Aversa e poi da Milano, anche i Consigli dell’Ordine degli Avvocati sono con Noi.

67 suicidi di detenuti, l’ultimo ieri, a Ferragosto,

7 suicidi tra le fila della Polizia Penitenziaria:

morti sospette rispetto alle quali le Procure faticano ad indagare.

Diritto alla salute negato, del tutto.

Sovraffollamento carcerario ancora attenzionato dalla comunità europea, come se la sentenza ‘Torreggiani’ non avesse insegnato nulla.

Piazze di spaccio alimentate all’interno delle strutture penitenziarie.

Impulso e iniziativa normativa privi di senso, di forza, disancorati e lontani dalla realtà carceraria.

Per questo serve vedere, testimoniare, portare una parola di speranza, niente di più.

Occorre ispirarsi ai valori più alti che reggono il nostro Ordinamento: la democrazia liberale, lo Stato di Diritto, la tutela della Dignità umana.


Avv Elisa Demma

Presidente Nazionale Movimento Forense



コメント


bottom of page